mercoledì 9 aprile 2014

Joyce style

Scrivere di getto è una figata, ed è anche molto utile per mappare i propri pensieri. Cominci a scrivere, ti lasci andare, e quando hai finito rileggi e hai davanti una mappa quasi perfetta dei percorsi mentali. Se ti sembra aggrovigliata e quasi incomprensibile... beh, allora vuol dire che anche i tuoi pensieri lo sono.

Mi è venuta voglia di elaborare un po' il post di qualche settimana fa, quando ho scritto del mio piccolo esaurimento nervoso. E' passato un po' di tempo, alcune cose si sono stabilizzate e altre sono cambiate, e voglio vedere se sono capace di riorganizzare un resoconto di quanto sta accadendo che abbia un inizio e uno sviluppo coerenti.

I fatti: dopo diversi anni in cui sono stato da solo (prima perchè nessuna mi voleva, poi perchè raccontavo a me stesso che stavo bene da solo ma in realtà nessuna mi voleva, e infine perchè, semplicemente, ho smesso di cercare per evitare di trovare solo persone che non mi volevano), ho incontrato una ragazza (più propriamente, una donna - visto che il tempo passa per tutti e non si va più al liceo) che mi piace. Fatto quasi unico per uno come me, all'inizio non mi ha detto molto. Simpatica, spigliata, sveglia, mi ci trovavo bene e morta lì. Il problema è che lavoriamo insieme, e dopo mesi di "conoscenza forzata" ho cominciato a guardarla con occhi diversi.
Non è successo dall'oggi al domani, anzi è stato un processo lento e graduale. E' stato un po' come scoprire una persona un pezzo alla volta, e poi un giorno svegliarsi e realizzare che gli ultimi cento pezzi erano tutti interessanti, e che l'ultima volta che un pezzo scoperto era spiacevole distava mesi.
Comunque, per non divagare: è carina (lo scrivo subito così mi tolgo il pensiero, anche se non conta assolutamente un cazzo - note to self: un giorno bisogna scrivere un post su questo), è intelligente, spigliata, simpatica, ha un senso dell'umorismo fuori dal comune, è testarda e deliziosamente cocciuta. E' forte, ha personalità. E soprattutto si piace per le ragioni giuste e non per le ragioni sbagliate (note to self: un giorno bisogna scrivere un post anche su questo).

Insomma, per non farla tanto lunga: un giorno mi si è piantata in testa la fantasia di chiedermi come sarebbe stato uscire insieme. E per qualche giorno la cosa è montata, fino ad assumere caratteristiche preoccupantemente adolescenziali, vergogna be damned. E' diventata un pensiero fisso, capace di modificare il mio umore con un commento gentile o con un remark sgarbato. Fino al momento in cui ho cominciato a rendermi conto che valutavo ogni parola e ogni gesto "filtrandolo" in base a come l'avrebbe potuto recepire lei. E non per piacerle, eh... ma perchè non potevo farne a meno.

Insomma, mi son preso una bella cotta.

La faccio molto corta e arrivo al dunque: ben lungi dal trovarmi interessante, lei mi ha (probabilmente, penso, spero, boh) trovato semplicemente una persona simpatica. Siamo stati in vacanza insieme con altri amici, ok, siamo stati al cinema o fuori a pranzo, ma niente di che, l'impressione è stata quella di una ragazza che si trova bene con qualcuno e che, volendo andare in vacanza, o al cinema, o non mangiare da sola, lo fa volentieri in compagnia.

Solo che quando prendi una cotta le cose le vedi sempre un po' filtrate. E io mi son fatto dei viaggi (in realtà in vacanza proprio no, la sbandata l'ho presa dopo, ma vabbè, tutto fa brodo - anche il retroattivo). Fatto sta che mentre io pensavo sempre di più a quanto stavo bene con lei, lei... beh, lei no :D. E ad un certo punto, da qualche parte dopo le vacanze di Natale, qualcosa è cambiato. Non ne sono sicuro, ma quasi. E' una persona diversa, più solare, più amichevole, ma palesemente molto meno in cerca di amici. Ha ritrovato un suo equilibrio, e da qualche mezza conversazione capitata per caso, secondo me non è più single.
E in ogni caso, qualunque invito "estraneo" al lavoro (ah già, lavoriamo insieme, l'ho già detto?) è sempre stato trattato coi guanti di gomma. Si esce a pranzo, ma una birra alla sera è stata cassata più volte. La sensazione (I've been known to be wrong on the matter before) è che fino ad un certo punto si possa andare, ma che ci sia una invisibile linea che renda i contatti "di lavoro" accettabili, ma quelli "sociali extralavoro" off limits, a meno di non coinvolgere altri amici.

Comunque sia, mi stupirebbe sommamente scoprire che una come lei possa rimanere single un anno intero, quindi per semplicità di calcolo diciamo che è una ragazza estremamente piacevole e che la cosa più probabile è che abbia un uomo.

Ma la sto facendo anche troppo lunga. Il sugo è: ho conosciuto una donna, mi piace molto, siamo amici (nemmeno "buoni amici", direi... forse proprio solo "colleghi che vicendevolmente si apprezzano") ma niente più e lei credo ora si sia sistemata con qualcuno che le piace. Uhm, si, meglio, c'è tutto l'importante.

Allora qual è la situazione? E' che dopo anni di isolamento volontario, attentamente costruito per evitare di sentirmi troppo solo (prego notasi la meraviglia e la crudele, chirurgica precisione di questo ragionamento ossimorico), son stato investito da un treno merci carico di paure e ricordi. Ricordi di come si sta quando il tuo umore dipende da qualcuno. Da cosa può farti, nel bene e nel male, la speranza.

L'esaurimento nervoso è stato pesante, e dovuto a due motivi fondamentali: il primo, banale, umano, e tristissimo, derivante dal fatto che lei mi piace, molto, e che lei ha scelto qualcun altro - senza peraltro nemmeno prendere in considerazione me, ma tralasciamo questo fatto. E il secondo, derivante dal fatto che all'improvviso mi sono trovato nuovamente inondato da tutte quelle sensazioni, passioni, emozioni dalle quali per anni ho cercato di distanziarmi, perchè avevo già sofferto anche troppo.

E delle due cose, se la prima mi ha fatto vacillare, la seconda è stata di molto peggiore.

La prima mi ha fatto vacillare perchè se lei ha scelto un altro, vuol dire che non aveva mai pensato a me in quel modo: nella testa di solito si ha una persona per volta. Il che fa male, ma oh... perlomeno "averla persa per timidezza, inattività, scarsa attenzione" non è un rimpianto che mi porto dietro. Magari l'ho persa perchè sono brutto, o perchè sono antipatico, ma insomma, per motivi non contingenti. Per motivi, per esser chiaro, che mi avrebbero fatto dire di no anche se mi fossi "dichiarato". (per fortuna che queste cose non le legge nessuno - lol).

La seconda questione invece è stata per me fonte di sofferenza, quella vera. Dopo Elisa ho preso un impegno con me stesso. Di non stare più così male. E a suo tempo ci stava, come scelta. Solo che poi questo impegno l'ho strumentalizzato, e l'ho trasformato pian piano nella rinuncia sistematica a qualsiasi tentativo di cercarmi una compagna. Ho fatto della convinzione di stare bene con me stesso una armatura, e quel che è ancora peggio, ne ho fatto un dogma. Ossia una decisione non soggetta a periodica revisione di validità, ma scritta nel cemento, come una regola o un assioma da accettare "perchè si" e da cui deriva tutto il resto. Questo, forse, è stato un errore.
Fabio, ad esempio, ritiene che lo sia stato. Dice che mi sto inaridendo, perchè come tutte le cose anche all'amore bisogna allenarsi, e se per troppo tempo non ti alleni, sei spaventosamente fuori forma quando c'è da giocare. O rischi addirittura di convincerti, prima del fischio finale, che non ti va di giocare più, il che è la sconfitta peggiore.

Io non ho ancora raggiunto un equilibrio, su questo. Lei mi piace ancora, moltissimo. La trovo una donna straordinaria, e mi piacerebbe poterci conoscere senza avere la necessità di chiacchierare con un massimo di 30 minuti per volta, o di parlare sempre di straforo di lavoro. Ma non ho alcuna intenzione di diventare suo amico. Ci son già passato e mi spiace ma proprio non si può. Sarà un mio limite, ma considero la frase "guarda, tanto per essere chiari, io non voglio essere tuo amico" la cosa migliore che io abbia mai detto a Elisa. Perchè era vera.
 Comunque sia, almeno ho smesso di starci male tutti i giorni, ho recuperato faticosamente il mio equilibrio e diciamo che per il momento va bene così. Mi dispiace, ma i Rolling Stones avevano ragione: "You can't always get what you want".

Quanto al cosa fare, in futuro, riguardo a me stesso... boh. Ringrazio di avere così tanto da fare in questi giorni da non avere tempo di pensarci. Da un lato gli ultimi anni sono stati sentimentalmente aridissimi, senza contare che raccontarsi tutte le mattine che l'uva è acerba e che quindi non ti va richiede comunque una forza di volontà stratosferica (che probabilmente le persone normali nemmeno si immaginano). E comunque, c'è sempre da fare i conti con il fatto, innegabile, che tutto questo sforzo votato all'autoconvincimento è stato spazzato via come foglie al vento alla prima, seria volta che ho visto una donna che meritasse di essere guardata con occhi speciali. Per cui va revisionata un attimo la tenuta dell'armatura, quantomeno, visto che a fronte di tutto questo sforzo poi si taglia comunque come un grissino... :D

D'altra parte... d'altra parte se non mi ricordassi quanto male si sta a sentirsi non considerati, non all'altezza, inadeguati, indesiderabili, e quanto "non male" si sta quando questi pensieri e queste preoccupazioni le seppellisci in cantina e butti la chiave... questi mesi mi hanno fatto ricordare tutto.

E' bruttissimo. Ti svegli e non ti piace quello che vedi. Vorresti cambiare, ma se avessi la forza di cambiare dentro di te, non saresti a trentacinque anni quello che vedi nello specchio. Ti si chiude il mondo attorno, e ti accorgi che sei solo, e che essere soli fa schifo.

Devo trovare una soluzione che non sia figlia della paura. Se c'è una cosa peggiore dello stare soli (e non so se c'è, dico "se") è lasciare che la paura decida per me se voglio stare solo o no.

Ma per stasera basta così.

Questo post me lo rileggo tra una settimana. Voglio usarlo come cartina tornasole e vedere se penso dritto o penso contorto.

Smell you later.